Guida sul trattamento delle acque reflue nell’industria tessile, la guida: cos’è, come funziona, tipologie di trattamenti.
L’economia mondiale è ormai fondata sulle industrie di produzione che giorno dopo giorno sono impegnate a garantire il massimo comfort ai potenziali clienti.
L’industria tessile (parte preponderante del settore moda italiano) è una di quelle più produttive, e al contempo, anche quella più inquinante dopo l’industria petrolifera. Oltre ad avere un alto consumo energetico, richiede una grande mole di risorse idriche.
L’acqua viene infatti utilizzata per molteplici funzioni, in particolare per lavare le materie prime e per trattare i tessuti. Il che comporta una contaminazione di coloranti e di altre sostanze. Diventa pertanto indispensabile porre in essere un efficace trattamento delle acque reflue, allo scopo di ridurre quanto più possibile l’impatto sull’ambiente.
Nelle acque reflue prodotte dalle industrie tessili si trovano residui di ogni sostanza, dalle meno tossiche alle più nocive per la salute degli esseri viventi e per quella del pianeta.
Gli impianti di depurazione posti in essere presso queste industrie devono andare a ripulire l’acqua dalla presenza non solo di grasso ed olio, ma anche dalla presenza di coloranti e di altri prodotti chimici impiegati durante le numerose fasi di produzione.
Per ripulire le acque reflue da queste sostanze ci sono diverse tipologie di processo (ogni impianto utilizza una tecnica differente in base alle specifiche esigenze dell’industria) che cambiano a seconda di diversi fattori tra cui anche la quantità di acqua che va trattata.
Ci sono impianti che ripuliscono l’acqua al termine del ciclo complessivo di produzione ed altri invece che passano al vaglio le risorse idriche ad ogni step di produzione.
Ecco perché i trattamenti delle acque reflue nelle industrie tessili possono essere differenti tra loro. Scopriamo qualcosa in più circa l’argomento e le diverse tecniche di depurazione dell’acqua.
I processi di trattamento delle acque reflue nell’industria tessile
Prima ancora di analizzare nel dettaglio le varie tecniche o eventualmente i processi di trattamento delle acque reflue nell’industria tessile è opportuno evidenziare che gli impianti di depurazione, indipendentemente dalla tecnica usata, devono essere conformi alla normativa vigente e devono essere efficaci abbattendo al contempo i costi operativi.
Considerato infatti che la maggior parte degli inquinanti presenti nelle risorse idriche usate da queste industrie sono solidi in sospensione elevata, calore, colore, domanda chimica di ossigeno, acidità e molte altre sostanze solubili, l’attenzione agli standard di qualità del depuratore usato devono essere molto alti.
Detto ciò, per liberare le acque reflue da ogni impurità ci sono dei processi ad hoc, a loro volta divisi in tre settori: categoria primaria, categoria secondaria e categoria terziaria. Nelle prime fasi, l’impianto di depurazione effettua lo screening, la sedimentazione e l’equalizzazione. Dopodiché prosegue con neutralizzazione, coagulazione chimica e flocculazione meccanica.
Nelle fasi secondarie si applicano le strategie di pulizia delle acque reflue (di cui parleremo più avanti) come la laguna aerata, la filtrazione, il gocciolamento e così via. Nell’ultima fase, ovvero la terziaria, viene posta in essere una tecnica di ossidazione, o in alternativa processi elettrochimici (come lo scambio ionico o l’evaporazione termica).
Le tecniche di trattamento delle acque reflue più comuni
Come anticipato esistono diverse tecniche di trattamento delle acque reflue.
Di seguito andiamo ad analizzare le più comuni con la consulenza degli esperti del settore, gli amici di Impianti Culligan per l’industria:
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Vagliatura, tintura
Il trattamento della vagliatura consiste nella rimozione di particelle minuscole dalle acque che confluiscono nell’impianto di depurazione. Così facendo ogni fibra, residui di cotone, piume e pelucchi vengono separati dalle risorse idriche. Prima di queste fasi di filtrazione si usano filtri a sacco e a tamburo.
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Rimozione dell’olio
La rimozione dell’olio è solo eventuale. Viene impiegata ad esempio nelle i distributori tessili in cui si utilizza la lana, dal momento che questa viene trattata usando prodotti come acqua ragia. In questo caso negli impianti di depurazione vengono installate delle membrane di rimozione dell’olio e di altri solventi organici (anche i microorganismi possono essere uccisi durante questa fase).
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Omogeneizzazione
Con l’omogeneizzazione, durante la depurazione delle acque reflue, l’acqua viene anche continuamente mescolata così da distribuire meglio le sostanze inquinanti in essa contenute. I microrganismi sono più facilmente captabili dall’impianto di depurazione e il risultato finale sarà una pulizia biologica molto più efficace.
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Neutralizzazione
La neutralizzazione è la tecnica di trattamento delle acque reflue ideale per risorse idriche che hanno una percentuale acida molto alta. Dopo le prime fasi di scrematura l’acqua può infatti raggiungere un pH che si aggira tra 9 e 10. Occorre quindi neutralizzare l’acqua attraverso l’iniezione di acidi o aria a seconda del grado di pH.
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Trattamento fisico-chimico
Ci sono alcune industrie tessili in cui la produzione di capi d’abbigliamento o tessuti in generale comporta nell’acqua un’alta concentrazione di solidi dissolti come ad esempio solfuri, cromati, e così via. Stesso discorso base per il colore eventualmente contenuto nell’acqua. In queste situazioni il tipo di trattamento varia. Si può optare per l’ossidazione catalitica in presenza di solfuri, per la flocculazione, per la decolorazione in caso di alti concentrati di coloranti, o per la depurazione biologica.
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Filtro a gocciolamento
Con alcuni impianti di depurazione ci si ritrova in presenza di un filtro a gocciolamento che serve a spruzzare l’acqua reflua sul materiale caricato e al contempo ad immetterla nella vasca dalla parte superiore o inferiore al fine di dare ai batteri aerobici le giuste condizioni vitali. Più crescono i batteri più l’impianto di depurazione tratta le particelle di smantellamento biologico presenti nelle acque reflue.
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Fango attivato
Troviamo anche la procedura del fango attivato. Con questa tipologia di trattamento (alternativo alla flocculazione) le acque reflue vengono direttamente dirottate all’interno di una vasca in cui già ci sono i batteri. L’aria viene convogliata all’interno dell’acqua usando un ventilatore, allo scopo di dare ai batteri aerobi le condizioni ideali per favorire la crescita. Così facendo il fango insieme ai batteri crea il cosiddetto il fango attivato. I tassi di rimozione del BOD5 arrivano a valori come il 90 – 95%. Per creare la condizione ideale di pulizia dell’acqua, il fango andrebbe inspessito. Ciò può essere fatto con diverse procedure, a seconda dell’ammontare di fango che deve essere fatto uscire.
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De-inchiostratura
Da non dimenticare poi la de-inchiostratura, necessaria per rimuovere il colore depositato nelle acque reflue. Questa procedura viene posta in essere tramite ossidazione, assorbimento e altre tecniche.